Quali sono davvero i migliori materassi antidecubito? Le linee guida e risultati di Google a confronto
Dalla revisione di alcune linee guida inerenti alla prevenzione delle lesioni da pressione (lesioni da decubito o ulcere da pressione) emerge chiaramente un accordo unanime circa la necessità di attuare interventi preventivi immediati, mediante l’utilizzo di dispositivi atti a ridurre o alleggerire la pressione e/o programmi di mobilizzazione, per tutti i soggetti individuati a rischio di sviluppare lesioni da pressione (AHCPR 1992, CREST 1998, Nice 2001, RCN 2000, WOCN 2003, EPUAP 2019).
L’utilizzo della superficie antidecubito (materasso antidecubito) serve per redistribuire la pressione esercitata dal corpo sulla superficie di appoggio e sulle aree circostanti: la sua funzione principale è, infatti, quella di ridurre al massimo la pressione su una prominenza ossea.
Tale riconoscimento, oltre tutte le evidenze e gli studi pubblicati in tema di lesioni da pressione, ha comportato l’adeguamento delle strutture ospedaliere su tutto il territorio nazionale all’utilizzo di superfici antidecubito. Tuttavia, la situazione generale continua a destare non poche preoccupazioni. E non si tratta solo delle strutture sanitarie, ma anche nelle case (a domicilio) in cui sono presenti persone allettate per periodi più o meno lunghi.
La difficoltà della scelta del giusto materasso antidecubito
Un parente interessato all’acquisto di una superfice antidecubito è spesso disposto a investire una somma considerevole pur di far stare bene il proprio caro ed evitare le spiacevoli conseguenze dell’insorgere delle piaghe da decubito. Oggi i privati effettuano questo tipo di ricerche online: tuttavia, anche digitando “il migliore materasso antidecubito”, il motore di ricerca può restituire un elenco di dispositivi che non possono essere considerate “performanti” dal punto di vista clinico.
Ciò che spesso si trova online tra i primi risultati non è, purtroppo, un dispositivo che aiuti davvero a evitare l’insorgenza delle Lesioni da Pressione. Spesso si trovano prodotti con uno spessore minore di 7 cm: tuttavia, tutti gli studi sono concordi che l’altezza minima di una superficie antidecubito debba essere di 12 cm. Questo dato è riportato anche all’interno della specifica del codice del Nomenclatore tariffario - Dpcm 12 gennaio 2017 di seguito evidenziato:
L’attenzione dovrebbe essere posta anche su altre caratteristiche tecniche, come l’alternanza delle singole celle (definite come cellule o bolle): tale alternanza non può essere scelta arbitrariamente dal produttore ma segue specifiche linee guida, studiate appositamente per rispettare il cambio di postura fisiologico dell’organismo durante il ciclo del sonno che avviene circa ogni 11 minuti.
Dispositivi antidecubito: sai davvero quali caratteristiche cercare?
In effetti, la comunicazione online di marketing che viene utilizzata per le superfici antidecubito è basata più sulla selezione del miglior prezzo piuttosto che sulle caratteristiche tecniche del prodotto.
Prendiamo per esempio questi tre prodotti:
Esteticamente potrebbero sembrare molto simili, con l’unica differenza nel colore delle coperture.
Aggiungiamo alle semplici foto delle ulteriori specifiche:
Le peculiarità segnalate in azzurro indicano il materiale (poliuretano e viscoelastico), gli strati (doppio piuttosto che triplo strato) e l’altezza della superficie (14 o 16 cm), oltre al peso che riescono a supportare.
Ma sono realmente queste le caratteristiche da osservare o ce ne sono altre? In effetti ciò che il consumatore informato dovrebbe realmente valutare è la densità del materiale, la sua resilienza, l’altezza, la memoria (se lenta o rapida), il fattore di supporto, le capacità del materiale di resistere allo sforzo e alla compressione.
L’effetto memoria è la capacità delle superfici di ricordare la forma dell’oggetto che le ha compresse dopo che quest’ultimo è stato rimosso: per cui si ha effetto memoria quando una superficie è in grado di conservare la forma del corpo. La lenta o rapida memoria viene intesa come la tendenza di una superficie compressa di ritornare (in maniera lenta o rapida) alla sua forma originale; maggiore è la memoria, più alta sarà la pressione che subirà la zona corporea che giace sulla superficie.
I parametri da considerare nella scelta di una superficie antidecubito
La Regione Campania ha pubblicato il PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) delle Lesioni Cutanee. Il documento ha ben esplicitato la parte relativa alle superfici antidecubito, tanto da fare una distinzione del supporto da utilizzare in base alla fascia di rischio e cita una lista delle caratteristiche necessarie per essere considerate clinicamente valide.
Quali sono, dunque, i parametri che devo considerare per scegliere un presidio antidecubito?
- Livello di immobilità e di inattività dell’assistito
- Necessità di controllare il microclima e ridurre le forze di taglio e di frizione
- Dimensioni e peso dell’assistito e la sua distribuzione corporea sul piano di appoggio
- Rischio di sviluppare nuove LDP (recidive)
- Numero, localizzazione e gravità di LDP in atto
- Presenza o meno dell’effetto Bottoming out
È importante, inoltre, valutare bene il giusto presidio per l’incontinenza (pannoloni assorbenti) e limitare al minimo la quantità di biancheria e pannoloni utilizzati che si interpongono tra la superficie e il corpo del paziente.
Esaminare la funzionalità della superficie di supporto per ogni esigenza
A un diverso rischio di sviluppare ulcere da pressione corrispondono, inoltre, diversi dispositivi antidecubito. Se nei soggetti a basso rischio di sviluppare LDP è sufficiente posizionare un materasso in viscoelastico ad alta densità, nei soggetti con ridotta mobilità o quando non è possibile effettuare un riposizionamento continuo è meglio considerare una superficie di supporto a pressione alternata.
Un sistema antidecubito, per essere definito efficace, deve intervenire attivamente sulle cause estrinseche determinanti una Lesione da Pressione e quindi garantire:
- la ridistribuzione della pressione di interfaccia esercitata dalla superficie sul corpo, per ridurla al minimo;
- la riduzione delle forze di attrito e di stiramento (compito della cover di rivestimento);
- il controllo del microclima e della temperatura (compito della superficie e della cover);
- l’agevolazione nel mantenimento di una postura corretta.
La pressione di interfaccia che viene comunemente considerata come un indicatore di efficacia di una superficie non è calcolata attraverso un’unica metodica comune e convalidata, in quanto ci sono diversi modi per misurarla. La formula del calcolo della pressione di interfaccia è sovrapponibile alla formula del Peso Specifico, varia semplicemente il calcolo:
- Pressione di interfaccia = Peso del paziente / Area della superficie
- Peso specifico= Peso del paziente / Volume della superficie
Per comprendere il peso specifico che grava su di un centimetro cubo, si prendano in considerazione tre superfici di grandezze diverse e un paziente di 95 kg (tralasciando per adesso altri parametri necessari per una corretta valutazione olistica del paziente):
- Sovramaterasso con 185 cm di lunghezza, 83 cm di larghezza e 6,5 di altezza;
- Antidecubito monocella con misure 200x 85x12;
- Antidecubito doppia cella con misure 205x85x20.
Significa che ogni centimetro cubo supporta 0,951 kg di peso.
Ma se varia il volume della superficie cosa accade?
Infatti, il volume più ampio (205x20x85) tenderà a scaricare un peso maggiore: questo è il caso della superficie a doppia cella con un’altezza di 20 cm, che per ogni centimetro cubo scaricherà 272 g. In questo modo sarà garantito un corretto scarico della pressione d’interfaccia oltre al corretto avvolgimento del corpo nella superficie.
Hai bisogno di ulteriori chiarimenti? Scrivi ai nostri clinici specializzati in Wound Care: ti supporteranno e ti guideranno nella scelta della superficie più idonea!