Cos’è il microclima? E quanto influisce sulla formazione delle lesioni da pressione?

Microclima cutaneo e lesioni da pressione - Service Med

Quando parliamo di microclima facciamo riferimento ad un concetto onnipresente in molte discipline scientifiche, come botanica, zoologia, architettura e aeronautica. Si parla per la prima volta di Microclima verso la fine degli anni ’40 (Edstrom et al., 1948; Haddow et al., 1947; Waterhouse, 1950) e ad oggi è un termine molto utilizzato. 

Relativamente alle Lesioni da Pressione, il microclima è stato definito ufficialmente dal National Pressure Injury Advisory Panel (NPIAP) come l’unione di tre componenti: temperatura della cute, l’umidità e i flussi d’aria. Nel paziente allettato viene considerata anche l’interazione con la superficie su cui poggia. 

Microclima cutaneo: in che modo compromette la barriera epidermica

La pelle è un organo pluri-stratificato formato da epidermide, derma ed ipoderma. Lo strato cellulare più superficiale dell’epidermide è rappresentato dallo strato corneo, che fornisce il confine tra l’interno del corpo, umido e caldo, e l’esterno freddo e secco. Lo strato corneo è il primo strato direttamente interessato da qualsiasi cambiamento del microclima. La sua struttura influenza direttamente le cellule dell’epidermide e attraverso la papilla dermo-epidermica anche il derma, che rappresenta la maggiore riserva di acqua dell’organismo, in una interazione reciproca tra tutte le cellule cutanee.

Le condizioni termodinamiche che si sviluppano all’interno e intorno al tessuto cutaneo possono influenzare fortemente la suscettibilità della pelle ed è per questo motivo che si fa ricorso al termine “microclima”, per descrivere le condizioni locali della temperatura e dell’umidità presente sulla cute e nei distretti corporei che sono sottoposti al carico pressorio.

Recenti revisioni della bibliografia in tema di lesioni cutanee, hanno affrontato l’argomento del microclima, evidenziando che gli studi quantitativi relativi ai tre fattori sopra menzionati, sono complessivamente scarsi sull’uomo, ma disponibili sugli animali. È sorprendente vedere quanto sono numerosi gli studi sperimentali che hanno utilizzato modelli animali e che non si sia sentita la necessità di sviluppare un quadro teorico quantitativo, per studiare gli effetti del microclima sulla tolleranza dei tessuti dell’uomo e la sua correlazione con l’insorgenza delle Lesioni da Pressione.

Il microclima cutaneo è soggetto a diverse variazioni durante la giornata, definibili rapide e costanti, a causa delle condizioni ambientali, degli abiti che si indossano, dello stile di vita che si conduce e dei movimenti che si è portati a fare (Lboutounne et al., 2014). In un ambiente clinico, le variazioni sono dovute alla vestizione/svestizione, all’igiene, al posizionamento sul tavolo operatorio, quando vengono applicate medicazioni, altri dispositivi medici e le superfici di supporto. Praticamente il corpo subisce una variazione ogni volta che un oggetto, un indumento o una sostanza, viene posizionata o rimossa dalla pelle. La conclusione in ogni caso è che l’alterazione del microclima è un fattore di rischio per l’insorgenza delle Lesioni da Pressione

Tra gli studi condotti sull’uomo, uno in particolar modo si distingue, in quanto ha cercato di progettare un modello matematico per analizzare gli effetti del microclima sulla tolleranza dei tessuti. Tale metodo è stato sviluppato per determinare in quale modo la tolleranza della pelle sia influenzata dai tre parametri, rapportandola ai parametri biofisici e biomeccanici che ci contraddistinguono. Infatti, è l’unico studio che ha indagato l’associazione tra morfologia corporea e il microclima cutaneo, e quanto questo possa incidere sullo sviluppo delle lesioni cutanee nei pazienti critici (Labeau et al., 2021). La presenza di edema sottoepidermico è stata associata a fattori che hanno influenzato direttamente il carico della pressione sulla pelle osservando: la forma del corpo, il BMI >25 kg/m2 (Body Mass Index) e il tipo di materasso utilizzato. Da qui l’importanza di considerare necessariamente le differenze della struttura corporea.

Alcuni fattori che influenzano gli effetti del microclima

Ma qual è il microclima ideale? La pelle è un organo estremamente complesso, progettato per proteggere efficacemente il corpo. Per funzionare correttamente, si adatta costantemente alle mutevoli condizioni ambientali. Lo strato corneo è in un equilibrio dinamico tra perdita e assorbimento di acqua (Black et al., 2000). Pertanto, è importante considerare i cambiamenti della funzione e della struttura della pelle come normali. 

Lo strato corneo è una barriera particolarmente ed estremamente forte contro un'ampia gamma di irritanti fisici e chimici (Tagami et all). Una pratica che potrebbe risultare irritante è la pulizia della pelle. L’uso di sostanze irritanti come i saponi, che non vengono risciacquati, comporterebbe la secchezza cutanea. Anche l’urina se non debitamente contenuta con panni assorbenti può essere un irritante cutaneo, infatti è associata alla formazione delle Dermatiti da incontinenza (IAD) e di conseguenza è correlata all’insorgenza di lesioni cutanee. La IAD è comunque una lesione cutanea conseguenza del danneggiamento dello strato corneo che si indebolisce e inizia a rompersi. Tuttavia, non è solo l'umidità in sé che comporta un’alterazione della cute, ma bisogna considerare il verificarsi di una possibile eccessiva sudorazione, collegata ad un controllo della temperatura ambientale e corporea inappropriata. Di rilevanza clinica è l'associazione tra l’umidità e la relativa idratazione dello strato corneo.

È noto che i pazienti a rischio di Lesioni da Pressione possono avere profili di rischio diversi (Kottner e Balzer, 2010). Analogamente, sembrano esserci anche una serie di caratteristiche individuali che rendono i pazienti più vulnerabili agli effetti del microclima. Ad esempio, i pazienti con perfusione compromessa, i diabetici o le persone obese non sono in grado di dissipare il calore cutaneo locale, del sangue o dei tessuti più profondi (McLellan et al., 2009; Petrofsky et al., 2012a). 

Standardized Pressure Injury Prevention Protocol (SPIPP) Checklist

La NPIAP ha redatto lo SPIPP cioè una checklist che riporta delle azioni preventive da attuare al letto del paziente, integrando le Linee guida del 2019 sulla prevenzione delle lesioni da pressione. La seconda versione “SPIPP 2.0” è stata progettata per aiutare gli infermieri di terapia intensiva a esaminare da vicino gli interventi per la prevenzione delle lesioni da pressione.

I parametri specifici del microclima ottimale e le possibili soglie superiori e inferiori sono attualmente sconosciuti. Siamo tutti concordi che si deve impedire che lo strato corneo diventi iperidratato o che si secchi, ma non si conoscono gli intervalli esatti di un microclima accettabile

Pertanto, termini vaghi come "gestione del microclima" dovrebbero essere evitati. Gli interventi di prevenzione delle ulcere da pressione come il riposizionamento, l'uso di superfici di supporto speciali, cuscini e medicazioni profilattiche sono efficaci solo se riducono le deformazioni sostenute nei tessuti molli. Questa modalità di azione supera le possibili proprietà indesiderate del microclima. Finché esiste incertezza, si devono compiere sforzi per utilizzare materiali il meno possibile occlusivi. 

Bibliografia

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/37994188

https://www.physio-pedia.com/images/c/c8/Pressure_Injury_Prevention_Protocol.pdf

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