Lesioni da pressione: quali sono le cause

Le lesioni da pressione sono un disturbo che si manifesta con un’incidenza significativa nelle persone costrette a lunghi periodi di degenza a letto, in primis soggetti fragili come popolazione anziana e malati cronici

Interessano le parti del corpo in cui la cute ha un prolungato contatto con una superficie esterna di appoggio che risulta essere dura. La cute subisce una compressione che riduce la circolazione del sangue, provocando appunto lesioni a entità crescente, se non opportunamente trattate. 

Le cause delle lesioni da pressione sono molteplici. Per inquadrare correttamente il fenomeno è bene tener presente l’insieme dei fattori di rischio che agiscono in forma concomitante e riguardano sia il malato e la sua condizione clinica, sia il contesto ambientale in cui è inserito. 

Lesioni da pressione: età avanzata e scarsa prevenzione

In generale, va osservato che nei soggetti di età avanzata il quadro clinico tende ad essere complesso, anche per la compresenza (comorbidità) di varie patologie, spesso invalidanti e di natura cronica o degenerativa, che possono direttamente o indirettamente contribuire allo sviluppo del fenomeno. 

Un altro dato di rilievo riguarda invece l’applicazione delle misure preventive, non sempre commisurata alla diffusione del disturbo, che ha infatti registrato picchi di incidenza (anche in anni recenti) proprio per carenze sul fronte della prevenzione.

Cause intrinseche e cause estrinseche delle lesioni da pressione

La letteratura scientifica distingue in genere le cause dell’insorgenza delle lesioni da pressione in cause intrinseche ed estrinseche. Le cause intrinseche riguardano il paziente, il suo stato di salute e malattia, le sue condizioni fisiologiche e sensoriali. Le cause estrinseche riguardano invece il contesto in cui è inserito e includono sia il grado di pressione e forza d’attrito a cui sono sottoposte le zone cutanee lese, o a rischio di lesione, sia a fattori come temperatura e livelli di umidità.

Tra le cause estrinseche, si ricorda che l’attrito, o frizione, tra le aree cutanee e le superfici esterne (per esempio cuscino e materasso) si verifica ogni volta che il paziente cambia posizione. Da qui la necessità di coadiuvarne i movimenti sollevando il corpo o le parti del corpo interessate, evitandone sempre il trascinamento. 

Per quanto riguarda l’umidità, occorre tener presente che l’aumento della temperatura, determinando un conseguente aumento della sudorazione, può essere sufficiente a favorire fenomeni di macerazione della cute. Esiti analoghi possono derivare da incontinenza urinaria e fecale, in caso di prolungata esposizione della cute ai liquidi biologici.  

Lesioni da pressione: i principali fattori di rischio

Per riassumere e completare il discorso sulle cause delle lesioni da pressione, i molteplici fattori di rischio possono essere suddivisi in tre categorie principali: locali, generali, ambientali.

Ne forniamo di seguito un elenco schematico.

Fattori di rischio locali

Le cause delle lesioni da pressione classificabili come fattori di rischio locali riguardano le specifiche condizioni cui è sottoposta l’area cutanea interessata.

- Pressione prolungata;

- Forza di stiramento;

- Attrito, frizione o sfregamento;

- Macerazioni cutanee.

Fattori di rischio generali

I fattori di rischio generali riguardano l’età e il quadro clinico complessivo del paziente.

- Età avanzata;

- Tolleranza tissutale;

- Patologie che comportano l’accentuazione delle condizioni ischemiche e/o dell’ipossia locale (carenza di ossigeno a livello dei tessuti), quali arteriopatie, broncopatie, cardiopatie, anemia, ipotensione, diabete, iperpiressia;

- Patologie che implicano un rallentamento dei processi rigenerativi tissutali, quali malnutrizione, ipoalbuminemia, neoplasie, infezioni;

- Patologie che riducono la percezione del dolore, quali neuropatia diabetica, emiparaplegie, ictus, sedazione, demenze, stato comatoso;

- Alterazioni del sistema nervoso centrale e periferico.

Fattori di rischio ambientali

Le cause che rientrano tra i fattori di rischio ambientali riguardano il luogo di ricovero e il contesto di vita del paziente. 

- Umidità (se inferiore al 40%);

- Temperatura: un ambiente con temperatura inferiore ai 18°C può provocare ipotermia circolatoria, mentre un ambiente surriscaldato può portare a eccesso di sudorazione;

- Irradiazione da fonte luminosa (con emissione di radiazioni dannose per la cute). 

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