Cura delle lesioni da decubito: le abitudini da abbandonare nel 2020
Il nuovo anno è finalmente arrivato, l’inizio di un nuovo decennio, e sappiamo tutti che con il cambio del calendario arriva l’impulso di sbarazzarsi di tutte le cattive abitudini. È ora di ricominciare al meglio, e allora perché non farlo anche nel mondo del Wound Care?
Ci sono alcune “cattive abitudini” legate alla cura delle lesioni a cui possiamo rinunciare. Ecco dunque un breve elenco di piccoli cambiamenti che se attuati possono però avere un grande impatto sui risultati di cura.
1. Non eseguire uno sbrigliamento acuto
Come operatori sanitari impegnati nel Wound care, sappiamo che lo sbrigliamento è essenziale per promuovere la guarigione delle lesioni e prevenire le infezioni. Tutti eseguiamo il debridement abbastanza frequentemente, ma lo stiamo facendo adeguatamente?
Diverse fonti raccomandano il debridement come standard di cura e affermano che dovrebbe essere eseguito ad ogni visita. Una chiara indicazione può essere prodotta mediante la diagnosi dei differenti tipi di tessuto e del bioburden che ricopre il letto della ferita, le condizioni dei margini e della cute perilesionale. Definire il debridement in relazione al tipo di tessuto permette ai clinici di definire il momento giusto, identificando il metodo più appropriato.
2. Uso delle garze wet to dry per la cura delle lesioni
Con così tante medicazioni avanzate sul mercato, perché il tipo di medicazione più comunemente prescritto è quello usato già a partire dalla Prima Guerra Mondiale?
Questo tipo di medicazione non è selettivo e rimuove i tessuti sani e non sani, è doloroso, può lasciare dietro di sé filamenti di garza, causare ferite che perdono umidità e può fungere da vettore per i batteri.
Se provassimo a visualizzare con un dispositivo di imaging per ferite (fluorescenza) in grado di evidenziare la carica batterica presente sulla garza, questo rivelerebbe l’alta quantità di batteri residenti in un quadrato perfetto.
3. Non approfondire la relazione di cura (tempo di cura delle lesioni)
Conosciamo tutti i termini “gold standard” o “standard di cura”, ma non tutti pratichiamo ciò che predichiamo. Ad esempio, sappiamo tutti che i pazienti con ulcera da stasi venosa dovrebbero ricevere una compressione a un livello compreso tra 30 mmHg e 40 mmHg e che tutte le ulcere del piede diabetico dovrebbero essere scaricate. Tuttavia, solo circa il 17% dei pazienti con ulcere venose negli Stati Uniti riceve una compressione adeguata e solo circa il 6% delle ulcere del piede diabetico viene correttamente scaricato con un’adeguata ortesi.
Altra abitudine di base che non dovremmo dimenticare o trascurare sono i semplici test:
- indici caviglia-brachiali per controllare il flusso sanguigno,
- livelli di emoglobina A1c in pazienti con diabete,
- ecografie di insufficienza venosa
- esami del sangue per infiammazione e stato nutrizionale.
Ma soprattutto dovremmo tornare a porre domande al paziente o al familiare, ricostruendo una storia completa, imparando ad ascoltare perché la relazione è tempo di cura.
4. Dimenticarsi della nutrizione
Sappiamo che l’alimentazione è importante, soprattutto in questo periodo dell’anno. Ma per quanto riguarda i pazienti afflitti da lesioni da decubito?
Una nutrizione non ottimale può alterare le funzioni immunitarie, la sintesi del collagene e la resistenza alla trazione della ferita, tutti elementi essenziali per i processi di guarigione della ferita. Ricorda inoltre che un’alimentazione ottimale è importante non solo per i pazienti con ferite, ma anche per i pazienti che si trovano nello stato pre operatorio. Mentre un occhio di riguardo deve essere riservato ai pazienti nefropatici e diabetici che dovrebbero essere seguiti nella nutrizione con supplementi specifici.
5. Non sapere quando chiedere aiuto
La cura delle lesioni è sicuramente uno sport di squadra e tutti i giocatori dovrebbero essere sfruttati al massimo delle loro potenzialità. Non siamo tuttologi ma ognuno di noi approfondisce una competenza specifica in base alla propria formazione. Per questo motivo è importante lavorare insieme come gruppo al fine di applicare la miglior cura possibile ad ogni singolo paziente. Fare riferimento ai colleghi specializzati/esperti non significa fallire. Al contrario significa che sei un grande operatore sanitario che sta cercando di fare il miglior interesse per il suo paziente.
6. Non rimanere aggiornato sulla formazione continua
Spesso gli operatori sanitari affermano: “Lo faccio in questo modo perché è sempre stato così”. Non rimanere aggiornati sulle pratiche basate sull’evidenza è un’abitudine che quest’anno tutti dobbiamo eliminare. Stabiliamo l’obiettivo di aggiornarci sulla cura delle lesioni. Ci sono molte opzioni in tutto il paese. Ma sarebbe auspicabile seguire corsi di aggiornamento in cui siano presenti relatori realmente formati e non improvvisati. Per questo motivo è più indicato seguire i corsi delle società scientifiche di riferimento Nazionale (AISLeC, AIUC, Sicve, GIUV, SID, AMD, etc…). Puoi anche rimanere aggiornato leggendo le riviste di settore.
Conclusione sulla cura delle lesioni
Ecco qua. Alcune semplici buone intenzioni per il nuovo anno che potrai perseguire nella tua pratica quotidiana. Possono aiutarti a diventare un clinico migliore, per continuare a implementare le tue conoscenze e migliorare. Soprattutto potenziare i risultati in termini di cura.
Insomma, iniziamo dal nostro quotidiano, ricordando sempre che anche i più piccoli cambiamenti possono avere un grande impatto sull’assistenza delle lesioni.
Buon anno e buon 2020!