L’utilizzo di traverse, lenzuola e dispositivi per l’incontinenza su una superficie antidecubito: lenzuola sì o lenzuola no?

lenzuola e dispositivi incontinenza su superficie antidecubito

Quando si parla di prevenzione delle lesioni da pressione, l'utilizzo corretto di traverse, lenzuola e dispositivi per l'incontinenza gioca un ruolo fondamentale. Le pratiche adottate nella gestione della biancheria possono infatti favorire oppure ostacolare l'efficacia delle superfici antidecubito. Questo articolo approfondisce cosa dicono le linee guida internazionali e le più recenti evidenze scientifiche in merito a una domanda tanto semplice quanto cruciale: lenzuola sì o lenzuola no?

Le linee guida EPUAP/NPUAP/PPPIA 2025 sulla prevenzione e gestione delle lesioni da pressione suggeriscono che:

  • È necessario assicurarsi che i device, le lenzuola e/o i vari dispositivi per l'incontinenza non interferiscano con la funzionalità della superficie di supporto;
  • Assicurarsi che il lenzuolo venga applicato in modo da non formare pieghe;
  • Evitare multipli strati di biancheria sotto l'individuo.

Impatto delle lenzuola e traverse sul microclima cutaneo

Pochi studi in letteratura hanno esplorato l'effetto dell'uso di lenzuola e traverse sulle superfici antidecubito in relazione all'umidità e alla temperatura locale, lasciando spazio a incertezza e frammentarietà nella pratica clinica.

La prevenzione delle lesioni da pressione rappresenta una priorità clinico-assistenziale, soprattutto nei pazienti allettati o con mobilità ridotta. Tra i molteplici fattori che influenzano l'efficacia delle superfici antidecubito, crescente attenzione è rivolta alle caratteristiche del materiale di rivestimento (cover) delle stesse, in quanto effettivamente risulta essere un elemento attivo nella prevenzione delle lesioni da pressione.

Per un approfondimento: Superfici antidecubito: come scegliere il presidio più adatto

Studio Nakamura Ikeda: focus sul materiale della cover

Uno studio condotto da Nakamura Ikeda et al. ha messo in evidenza come il tipo di materiale utilizzato per la cover possa influenzare significativamente la traspirabilità, la dispersione del calore e l'umidità a livello dell'interfaccia cutanea. In particolare, i teli in poliestere impermeabile si sono dimostrati più efficaci, rispetto ai teli monouso in rayon, nel favorire un microclima cutaneo ottimale.

Questo effetto risulta particolarmente rilevante nei pazienti con alterazioni della regolazione dell'umidità cutanea, quali sudorazione profusa, presenza di lesioni essudanti o ustioni, e nei soggetti a ridotta mobilità, dove il rischio di accumulo di umidità è maggiore.

Leggi anche: L'importanza del microclima nella prevenzione delle LdP

Le caratteristiche ideali della cover antidecubito

Questi dati suggeriscono che la selezione del presidio antidecubito dovrebbe prevedere anche un'attenta valutazione delle proprietà tecnico-fisiche del materiale della cover di rivestimento e delle relative certificazioni, poiché queste sono determinanti per le capacità del sistema di mantenere un ambiente cutaneo favorevole e un microclima ottimale, riducendo l'esposizione a fattori meccanici e fisici predisponenti al danno tissutale.

Le caratteristiche tecniche che un telo di rivestimento dovrebbe avere sono:

  • Biocompatibilità: posizionamento diretto del paziente senza danni cutanei con cover biocompatibili in conformità alle norme UNI EN ISO 10993-5 e UNI EN ISO 10993-10;
  • Ignifucità: cover con classe di reazione al fuoco I secondo la norma UNI 9177, crib 5 secondo norma BS 7175;
  • Radiotrasparenza: nessuna interferenza con le indagini diagnostiche;
  • Bielasticità: le cover devono essere bielastiche al fine di garantire il perfetto adattamento alla superficie e quindi l'immersione e l'avvolgimento del corpo del paziente e prevenire, inoltre, l'effetto amaca per ridurre forze di taglio e scivolamento;
  • Latex-free;
  • Permeabilità al vapore acqueo: contribuisce alla gestione di un microclima ottimale garantendo che la superficie a contatto con la cute sia sempre asciutta;
  • Impermeabilità ai liquidi;
  • Basso coefficiente di attrito;
  • Trattamento antifungino specifico.

Per un approfondimento: Prevenzione delle lesioni da pressione nei pazienti fragili

Effetti negativi dei multipli strati di biancheria

Un ulteriore studio di ricerca, condotto da Williamson et al. suggerisce che la sovrapposizione di più strati di biancheria tra la superficie e il corpo del paziente, contrariamente a quanto percepito da molti operatori sanitari e/o caregiver, può ridurre l'efficacia delle superfici antidecubito, ostacolando la traspirazione cutanea e favorendo l'accumulo di umidità.

Dati provenienti da ampi database come l'International Pressure Ulcer Prevalence Survey™ (IPUP™) confermano l'uso frequente nei vari setting assistenziali di più strati di biancheria, con implicazioni potenzialmente negative per la cute.

Leggi anche: Il processo di sanificazione delle superfici antidecubito

Il caso dell'Università della Pennsylvania: "Less is More"

A supporto di queste evidenze, un programma di audit clinico condotto presso l'Università della Pennsylvania ha applicato un intervento denominato "Less is More", volto a ridurre sistematicamente il numero di strati di biancheria tra il paziente e la superficie di supporto.

In un periodo di sei mesi, la percentuale di pazienti con tre o più strati di biancheria interposta è diminuita dal 58% al 26%, e simultaneamente il tasso di lesioni da pressione acquisite in struttura si è ridotto dal 7,2% al 3,1%.

Sebbene lo studio non abbia riportato una significatività statistica formale, i risultati suggeriscono un'associazione promettente tra l'ottimizzazione del microclima e la riduzione dell'incidenza di LDP.

Implicazioni delle alterazioni fisiologiche

In sintesi, le poche evidenze attuali indicano che l'uso di più strati di biancheria tra la cute del paziente e la superficie di supporto comprometta il microclima cutaneo, determinando un aumento della temperatura e dell'umidità locali e riducendone la traspirabilità.

Queste alterazioni fisiologiche favoriscono la macerazione cutanea e aumentano la suscettibilità della cute ai danni da pressione, in particolare nelle aree anatomiche maggiormente a rischio (talloni, sacro, occipite).

Tuttavia, nonostante tali correlazioni siano supportate da dati preliminari, la robustezza metodologica degli studi disponibili è ancora limitata. Ulteriori indagini cliniche sono necessarie per definire con maggiore precisione l'impatto delle strategie di gestione della biancheria sulla prevenzione delle lesioni da pressione.

L'importanza della corretta interazione tra paziente e superficie antidecubito

Le superfici antidecubito sono progettate per ridistribuire la pressione e prevenire picchi superiori alla pressione di occlusione capillare (POC), sfruttando i principi biomeccanici di immersione e avvolgimento.

L'interposizione di uno o più strati di lenzuola, soprattutto se tesi e incalzati, può generare un "effetto amaca" che altera la conformità della superficie, incrementando le forze di taglio e frizione. Al contrario, la presenza di pieghe può indurre picchi pressori localizzati su aree vulnerabili.

Leggi anche: Tecnologia X-Sensor: analisi delle pressioni d'interfaccia

Conclusioni

Per mantenere l'efficacia del presidio antidecubito e ridurre il rischio di danno tissutale, le evidenze disponibili supportano l'adozione di una pratica basata sull'evidenza (EBP) con la raccomandazione di minimizzare la biancheria interposta tra superficie e paziente e verificare che le proprietà della cover di rivestimento utilizzata siano idonee per una prevenzione ottimale dell'insorgenza di lesioni da pressione.

Insomma, certamente: "Less is More"!

Bibliografia

  • Linee guida EPUAP/NPUAP/PPPIA 2025
  • Linee guida AIUC “Prevenzione e trattamento delle lesioni da pressione” del 10/01/2025
  • Nakamura Ikeda, Y., et al. (2019). The influence of incontinence pads moisture at the loaded skin interface. Journal of Tissue Viability. Recuperato da https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/31174961/
  • Williamson, R., et al. (2013). The effect of multiple layers of linens on surface interface pressure: results of a laboratory study. Ostomy Wound Management, 59(6), 38-48. Recuperato da https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23749661/
  • Abiakam, N., et al. (2023). The effect of absorbent pad design on skin wetness, skin/pad microclimate, and skin barrier function: A quasi-experimental open cohort study. Journal of Wound, Ostomy and Continence Nursing, 50(6), 512-520. Recuperato da https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32970034/
  • Nakamura Ikeda, R., Fukai, K. (2005). Effects of different bed sheets on bed climate and thermal response. Journal of Occupational Health, 47(3), 196–204. https://doi.org/10.1111/j.1742-7924.2005.00030.x
  • Williamson, R., Sauser, F. E. Linen usage impact on pressure and microclimate management. Therapy R&D, Hill-Rom Inc.
  • Williamson, R., Lachenbruch, C., VanGilder, C. (2013). A laboratory study examining the impact of linen use on low-air-loss support surface heat and water vapor transmission rates. Ostomy Wound Management, 59(8), 30–36. PMID: 23934376.
  • Lachenbruch, C., VanGilder, C., Williamson, R., Harrison, P., Meyer, S. (2011). Linen usage according to care setting, support surface and Braden Score: data from the 2011 International Pressure Ulcer Prevalence™ Survey. Poster presented at the Symposium on Advanced Wound Care (SAWC), Las Vegas, NV, October 13–15, 2011.

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